Attore, sceneggiatore, regista, produttore italiano. Antesignano della scuola di comici toscani, si forma nelle cantine romane e si mette presto in luce per i suoi interventi provocatori in televisione, prima a Televacca e poi, in qualità di falso e ignorante critico cinematografico, a L'Altra domenica di (e con) R. Arbore. Contemporaneamente debutta al cinema con Berlinguer ti voglio bene (1977), film d'esordio di G. Bertolucci, in cui interpreta Sandro Cioni, giovane disadattato di fronte alla crisi delle ideologie. Appare quindi in vari film, fra i quali La luna (1979) di B. Bertolucci e Chiedo asilo (1979) di M. Ferreri, in cui dà vita a un poetico e intenso maestro di scuola elementare, suo primo ruolo non dichiaratamente comico. Ritorna alla sua peculiare comicità in Il pap'occhio (1980) e in F.F.S.S... (1983), ambedue di R. Arbore, in cui definisce meglio le peculiarità del suo personaggio, che fonde insieme l'ingenuità, l'agilità fisica e le gag visive alla B. Keaton con i monologhi sproloquianti alla Groucho Marx. Nello stesso anno è in tournée con un esilarante one-man-show (TuttoBenigni) ed esordisce nella regia con Tu mi turbi, sardonico e intelligente film in tre episodi (celebre la gag in cui B., per l'occasione baby sitter della Madonna, non riesce a fare il bagno a Gesù bambino che, essendo Dio, galleggia sulle acque). L'anno successivo, insieme a M. Troisi, interpreta e dirige Non ci resta che piangere, ironico e surreale tuffo nel medioevo. Da quel momento la sua carriera si evolve con un crescendo di successi, sia di pubblico che di critica. Daunbailò (1986) di J. Jarmusch (con il quale aveva già lavorato nello short Coffee and Cigarettes, 1981, e lavorerà ancora in Taxisti di notte, 1992) lo fa conoscere alle platee (cinefile) internazionali, che hanno modo di apprezzarlo anche nel pirotecnico Il piccolo diavolo (1988), al fianco di W. Matthau. La sua produzione si fa in seguito più cadenzata, ma ogni tappa segna un punto artisticamente più alto. Come attore interpreta il lunare e poetico Ivo in La voce della luna (1990), film testamento di F. Fellini, Il figlio della pantera rosa (1993) di B. Edwards e Asterix e Obelix (1999) di C. Zidi. Come autore e interprete realizza invece Johnny Stecchino (1991), in cui esplora tutti i possibili effetti comici della tematica del doppio, Il mostro (1994), commedia degli equivoci in cui un onesto carpentiere viene sospettato di essere un serial killer e La vita è bella (1997), certamente la sua opera più poetica e toccante in cui, mischiando comico e tragico secondo la lezione chapliniana di Il grande dittatore (1940), ribadisce l'assurdità di qualsiasi pretesa superiorità razziale e delle atrocità dell'olocausto, mostrando come solo la fantasia e il sogno possano salvare l'essere umano dalle abiezioni della realtà contingente. Dopo uno straordinario successo in Italia e in Europa (Gran premio della giuria al Festival di Cannes), il film, caso quasi unico per un'opera in lingua non inglese, ottiene ben sette nomination, tre delle quali diventano Oscar (miglior film straniero, miglior attore, musica). Dopo una pausa di cinque anni, torna alla regia con un fastoso adattamento di Pinocchio (2002), piegando la sua vena monellesca a un'originale rilettura della storia del burattino creato da C. Collodi. Nel 2005 realizza La tigre e la neve, nel quale presta la propria maschera a una storia d'amore ambientata nell'Iraq sotto i bombardamenti americani. Negli anni seguenti ottiene successi e riconoscimenti internazionali per l'adattamento teatrale della Divina Commedia. (rcp)